“Il problema è che balbetto e mi da troppo fastidio, non lo sopporto più”.
Questo è quello che G. (15 anni) mi riferisce la prima volta che entra nel mio studio. Sembra molto teso ed è visibilmente agitato.
“So cosa voglio dire ma a volte non riesco a dirlo”, aggiunge.
Le parole e i vissuti di G. ci aiutano a comprendere come si manifesta la balbuzie e quali sono gli effetti a livello personale, scolastico, lavorativo e sociale.
Mi riferisce di sperimentare una sorta di “blocco” all’inizio della frase (… Mi chiamo …) o in mezzo (Mi… alzo …) oppure in mezzo alla parola (Quan… do mi sveglio). È come se le parole facessero fatica a venir fuori, questo gli crea un forte senso di disagio all’interno dell’ interazione con le altre persone.
E’ un ragazzo testardo, ha una scarsa fiducia in se stesso e nelle sue capacità, ha un basso livello di autostima e dei pensieri estremamente negativi su se stesso, sugli altri e sul mondo. Ha difficoltà ad esprimere le sue emozioni. Ha paura di essere giudicato e tende ad evitare tutte quelle situazioni in cui gli viene chiesto di parlare in pubblico.
Spesso declina gli inviti dei suoi coetanei per il timore di fare una brutta figura confrontandosi con loro; e se c’è una cosa che lo fa esplodere di rabbia è quando gli altri, si ritrovano a completare una parola, una frase al posto suo. Questo è inaccettabile per lui e lo porta a rinunciare, spesso, ai momenti di spensieratezza e leggerezza, tipici della sua età, rinchiudendosi in casa. A scuola si rifiuta di fare interrogazioni orali e per le insegnanti è difficile valutare la sua preparazione e le competenze acquisite.
La balbuzie, chiamata anche disfluenza verbale è caratterizzata da:
- ripetizioni di suoni che non sono legati alla parola che la persona vorrebbe pronunciare
- prolungamento di suoni o sillabe
- frequenti pause all’interno di una parola o di una frase
- sostituzioni di parole che possono risultare problematiche alla persona
- aggiunta di parole stereotipate, come ad esempio “… cioè … cioè”, o “…quindi…quindi” oppure “…appunto…”
- parole “critiche” sulle quali il balbuziente può incepparsi con più facilità. Le parole che risultano essere più difficili sono quelle che iniziano con p, b, t, d, g. Possono sortire lo stesso effetto anche le consonanti s, f, m, n e talvolta anche le vocali
- presenza di tic o movimenti come lo sbattimento delle palpebre oppure dei muscoli delle mani, del collo, delle spalle che provocano un ulteriore disagio.
E’ importante riflettere sul comportamento che gli altri hanno dinanzi alla persona che balbetta proprio perché questo può alimentare e mantenere il problema.
Errori da non commettere parlando con un balbuziente:
- Completare una sua parola o una sua frase
- “Toglierlo da una situazione di disagio” evitando di porgli delle domande
- Fare dei risolini quando mostra difficoltà ad esprimersi
- Rimproverarlo quando si inceppa
- Spronarlo con frasi “dillo bene, non è difficile”
“Come puoi aiutarmi? Mi hanno consigliato di rivolgermi a te”, mi chiede il primo giorno.
Gli obiettivi della Psicoterapia:
- aiutare la persona a far fronte alle situazioni che teme piuttosto che evitarle
- fornire delle tecniche di rilassamento per la gestione dell’ansia
- aumentare la consapevolezza delle emozioni che prova
- individuare i fattori che scatenano l’insorgere di tali pensieri e quelli che mantengono la problematica
- riconoscere modalità comunicative caratterizzate da passività e aggressività, sviluppare un comportamento assertivo
- accrescere l’autostima
Nella terapia con il balbuziente è importante dare rilievo al lavoro sulle idee e sui modi di pensare della persona perché essi contribuiscono al mantenimento della problematica.
E’ di straordinaria importanza aiutare la persona a comprendere che i suoi comportamenti e le sue emozioni sono influenzate dal suo modo di vedere le cose. Un modo di pensare errato che, spesso presenta un balbuziente, è quello di pretendere di essere sempre all’altezza delle situazioni per potersi considerare una persona degna di valore. Questa idea irrazionale porta la persona a “dover” essere perfetto in ogni situazione e a non contemplare la possibilità di commettere un errore.
La paura di sbagliare potrà essere talmente grande da portarlo a non “provare”, a non mettersi in gioco, a non assumersi delle responsabilità fino a paralizzarsi.
Il balbuziente vive in una condizione di ansia elevata ed un intervento psicoterapeutico è funzionale al miglioramento del suo benessere personale, sociale, scolastico/lavorativo oltre che alla netta riduzione della sintomatologia (o della sua scomparsa).
Se hai un amico o una amica balbuziente, stai attento a non commettere, a fin di bene, gli errori segnalati sopra. Se hai riscontrato la loro funzionalità, condividi la tua esperienza qui nei commenti.
Dr. Manuela Gambera