Il tema dei Disturbi Specifici dell’Apprendimento è sempre più diffuso e, insieme a questo, crescono i dubbi e la confusione su cosa sia e come si svolga una diagnosi di dislessia o di altro Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA).

A seguire troverai delle informazioni utili sulla diagnosi di Disturbi Specifici dell’Apprendimento.

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Disturbi Specifici dell’Apprendimento

Durante il processo di apprendimento, molti bambini incontrano difficoltà nell’acquisizione di una determinata abilità e di una specifica competenza, ma non tutti questi bambini hanno un DSA.
Tra cinque bambini che vanno peggio in una quarta elementare, eliminiamo il bambino che ha un deficit qualunque o uno specifico ritardo mentale, eliminiamo il bambino con difficoltà e problematiche inerenti la sfera emotivo-relazionale, eliminiamo il bambino che non ha avuto la possibilità di imparare e che non ha accesso ad una buona istruzione scolastica ed eliminiamo il bambino con disturbi delle modalità sensoriali (ad esempio, cecità, sordità, …). Il bambino che rimane è un bambino con DSA, cioè un bambino che non ha disturbi delle modalità sensoriali, ha buone possibilità di imparare, non è affetto da disturbi affettivi e non ha un QI al di sotto della norma.
Questo viene definito criterio di ESCLUSIONE, nel senso che per affermare che un bambino ha un DSA è necessario indagare che non si trovi in nessuna delle condizioni sopra citate.

I bambini con DSA ad oggi, in Italia, sono tra il 2,5% ed il 3,5% della popolazione.

L’acronimo DSA sta per “Disturbo Specifico dell’Apprendimento” e con questo termine ci si riferisce ad un gruppo di disturbi neurobiologici che si manifestano a carico di una specifica abilità (lettura, scrittura e calcolo) durante lo sviluppo del processo di apprendimento.

In particolare:

Diagnosi di dislessia

La dislessia è un disturbo che riguarda la lettura e che si manifesta con un significativo deficit a carico della componente della fluenza (velocità) della lettura e/o della correttezza. La dislessia si manifesta, quindi, con una lettura lenta ed il soggetto commette diversi errori durante la stessa.

Nella dislessia non c’è una diretta compromissione della comprensione del testo. La difficoltà di comprensione è secondaria e deriva dalle difficoltà implicate nella lettura.

Diagnosi di disortografia

La disortografia è disturbo che riguarda la competenza ortografica e che si manifesta con un significativo deficit a carico delle componenti fonologiche della codifica scritta e/o a carico del recupero delle forme ortografiche delle parole. La scrittura di un soggetto disortografico è, quindi, ricca di errori che possono riguardare, ad esempio, l’omissione di lettere all’interno di una parola (“fga” anziché “fuga”), l’inversione di lettere o sillabe all’interno di una parola (“tapata” anziché “patata”), la fusione di parole insieme (“ilcielo” al posto di “il cielo”) o, viceversa, la separazione illegale di parole che andrebbero scritte attaccate (ad esempio, “in sieme” invece di “insieme”).

Come tutte le difficoltà, anche nel caso di problematiche legate alle competenze ortografiche è fondamentale, in fase di diagnosi, capire se le cadute possono essere imputate ad una condizione primaria (disortografia) o sono di tipo secondario (ovvero difficoltà che sono la conseguenza di cadute legate ad altre aree ma che, a cascata, hanno ricadute anche in questa competenza).

Diagnosi di disgrafia

la disgrafia è un disturbo che si manifesta come difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici. La disgrafia riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche o sintattiche, sebbene influisca negativamente su tali acquisizioni a causa della frequente impossibilità di rilettura e di autocorrezione. La scrittura di un soggetto disgrafico risulta poco o per nulla leggibile perfino a sé stesso.

E’ fondamentale, in fase di diagnosi di disgrafia, escludere che non sia presente una condizione di disprassia, criterio che escluderebbe la digrafia.

Diagnosi di discalculia

La discalculia è un disturbo che coinvolge la cognizione numerica e comporta difficoltà significative nella gestione della quantità e/o negli aspetti esecutivi. L’alunno può avere difficoltà nell’incolonnamento dei numeri e/o nel richiamo di fatti numerici (tabelline e/o operazioni semplici che dovrebbero essere interiorizzate come 7+3 o 10-2).

Difficoltà o Disturbo dell’apprendimento?

Facciamo un passo indietro. Poco sopra hai letto che molti bambini nel corso dello sviluppo manifestano delle difficoltà nel processo di apprendimento. Viene spontaneo chiedersi che differenza ci sia tra una difficoltà di apprendimento ed un disturbo di apprendimento.

Il Disturbo Specifico dell’Apprendimento (dislessia, disortografia, disgrafia discalculia) ha 3 caratteristiche fondamentali che permettono ad una figura esperta e competente nel campo di poter discriminare tra “disturbo” e “difficoltà”.

Il DSA è innato; infatti, è una condizione neurobiologica che nulla ha a che vedere né con la motivazione dell’alunno né con lo stile di insegnamento dell’insegnante.

Il DSA è persistente; infatti, non è un disturbo transitorio, ma una caratteristica che l’individuo possiede.

Il DSA è resistente; infatti, effettuando attività di potenziamento il soggetto migliora, ma la sua prestazione resta significativamente deficitaria rispetto alla norma. (inserisci collegamento a pagina supporto DSA)

Una difficoltà negli apprendimenti scolastici, invece, non è innata, è transitoria e può risolversi.

Hai le idee più chiare adesso?

Ora che abbiamo visto insieme cosa differenzia una difficoltà da un disturbo dell’apprendimento possiamo vedere insieme cosa puoi fare se tuo figlio presenta uno o più campanelli d’allarme

Diagnosi DSA: quando farla?

Se tuo figlio frequenta la scuola dell’infanzia o la classe prima e seconda della primaria quello di cui hai bisogno è uno screening

Se invece tuo figlio è alla fine della seconda classe della scuola primaria quello di cui hai bisogno è un percorso diagnostico. Sembra un parolone, ma in realtà non è nulla di spaventoso. Il percorso diagnostico è il primo passo per aiutare una persona che manifesta una difficoltà e consiste nel cercare di capirne il profilo di funzionamento cognitivo, l’origine delle sue difficoltà e gli apprendimenti scolastici. Comprendere ciò implica necessariamente una fase diagnostica che comprende sia colloqui che valutazioni tramite test standardizzati per “quantificare” determinate capacità rispetto a quanto atteso in base all’età e alla scolarità del bambino.

Diagnosi DSA: a chi posso rivolgermi?

Per intraprendere un percorso diagnostico puoi rivolgerti

Tra pubblico e privato c’è qualche differenza? Sì. L’ente pubblico rilascia una certificazione o diagnosi certificata, cioè un documento, con valore legale che attesta il diritto dell’interessato ad avvalersi delle misure previste dalla legge 170/2010; il privato, invece, rilascia una diagnosi cioè un documento che attesta la presenza di una patologia o di un disturbo (La normativa è differente in base alla Regione)

Di solito, ci si rivolge ai privati per accorciare la lunga lista d’attesa degli Enti Pubblici. L’attesa può essere lunga e quel tempo è tempo prezioso per il bambino.
NB Le normative possono differire in base alla regione di residenza.

Cosa fare dopo la diagnosi di dislessia (o altro DSA)?

Una volta ricevuta la diagnosi DSA, questa va consegnata all’Istituto Scolastico che frequenta il bambino per mettere a conoscenza gli insegnanti delle difficoltà dell’alunno e per preparare un Piano Didattico Personalizzato (PDP) la cui applicazione in classe potrà aiutarlo fornendogli strumenti per favorire il suo apprendimento.
In attesa della certificazione dell’Ente Pubblico comunque la scuola è tenuta ad accettare la diagnosi del privato ed a mettere in atto  preventivamente le misure previste dalla legge 170/2010. Puoi approfondire leggendo la “Circolare Ministeriale del MIUR n. 8 prot. 651 del 06 Marzo 2013”.

Quando si può parlare di Disturbo Specifico dell’Apprendimento?

La diagnosi DSA avviene in una fase successiva all’inizio del processo di apprendimento scolastico ed è necessario che sia terminato il normale processo di insegnamento delle abilità di lettura, scrittura e calcolo.

Per la diagnosi di dislessia, disortografia e disgrafia è bene aspettare la fine della seconda primaria; mentre, per la diagnosi di discalculia è bene attendere la fine della terza primaria.

Un’anticipazione eccessiva della diagnosi aumenta in modo significativo la rilevazione di falsi positivi. Tuttavia è possibile individuare fattori di rischio (personali e familiari) e indicatori di ritardo di apprendimento tramite procedure di screening che possono consentire l’attuazione di interventi mirati e tempestivi volti a migliorare l’evoluzione della prognosi.

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