Gestione dei problemi comportamentali
Durante il corso dello sviluppo non è raro che il bambino/ragazzo manifesti dei problemi comportamentali. Certe volte tali comportamenti sono transitori, altre volte possono evolversi e strutturasi in veri e propri disturbi comportamentali. Nella maggior parte dei casi possono essere fronteggiati attraverso incontri di sostegno psicologico o grazie a sessioni di parent training.
L’infanzia è un periodo felice e spensierato, o almeno così ci piace pensarla ed idealizzarla. In realtà per il bambino crescere è un compito molto difficile, impegnativo e pieno di imprevisti ed ostacoli da fronteggiare. Proprio come un adulto, anche il bambino vive sentimenti complessi e variegati nelle situazioni di vita che affronta. Gioia quando uscendo da scuola trova mamma o papà ad aspettarlo, estasi quando la domenica mattina viene portato al parco a giocare, entusiasmo quando riceve un regalo inaspettato. Però anche lui, nel suo piccolo, vive situazioni che provocano sentimenti di ansia, di paura, di frustrazione, di colpa… con la differenza che, rispetto a quanto ci si aspetta da un adulto, ha meno strumenti per fronteggiare questi sentimenti.
Il discorso è molto complesso e varia parecchio in base all’età del bambino di riferimento.
Il vissuto emotivo del bambino
Una domenica mattina, per impegni lavorativi, i genitori non possono portare Matteo al parco come ogni domenica. E’ ragionevole pensare che Matteo potrebbe sperimentare un senso di frustrazione poiché la sua aspettativa (fortemente consolidata durante la settimana) è stata disattesa. Se Matteo fosse un adulto ci si aspetterebbe che comprenda i motivi della forzata rinuncia e che gestisca i sentimenti di frustrazione conseguenti. Matteo, però, ha 4 anni e potrebbe interpretare gli improvvisi impegni lavorativi dei genitori come una punizione, oppure pur comprendendoli, potrebbe avere difficoltà ad affrontare i sentimenti di frustrazione derivanti dalla rinuncia ad un attività piacevole programmata.
Vediamo un altro esempio che se sei genitore avrai sicuramente sperimentato. Quanti bambini, il primo giorno di scuola, piangono disperatamente per l’angoscia di separazione dal genitore? Parecchi vero? E quanti continuano a piangere anche nei giorni successivi, manifestando un rifiuto categorico per la scuola? Meno dei precedenti.
Tralasciando in questa sede le motivazioni che possono portare a questo pianto, possiamo dire che è comprensibile che problemi comportamentali come il pianto dei bambini in esempio sia un meccanismo adattivo e giustificabile: se il bambino ha sperimentato una forte angoscia da separazione e vive quella situazione come drammatica, è consequenziale che tenti con tutte le sue forze di evitare di ripetere l’esperienza. Altri bambini, invece, si adatteranno più facilmente (piangendo solo i primi giorni).
Origine dei problemi comportamentali
E’ importante, davvero importante, comprendere che i problemi comportamentali dei bambini nella maggior parte dei casi riflettono un tentativo del bimbo di controllare, come può, l’ambiente che lo circonda: esattamente come farebbe un adulto, ma con meccanismi più istintuali e meno evoluti. Altrettanto importante è comprendere che quando si ha a che fare con un bambino ci troviamo davanti ad una persona che ha ancora difficoltà a comprendere, elaborare e gestire forti carichi emotivi o che potrebbe attribuirvi spiegazioni disfunzionali. Non che questo non accada anche con gli adulti, ma nei bambini abbiamo delle difficoltà maggiormente accentuate per via della loro “immaturità evolutiva”.
Come si manifestano i problemi comportamentali?
I problemi comportamentali si possono manifestare in diversi modi e spesso il “problema manifesto” non è direttamente collegabile al contesto in cui si trova il bambino al momento dell’episodio, ma ne va ricercata l’origine nel vissuto emotivo che quella situazione ha richiamato in lui.
In relazione all’età ed alla fase di sviluppo del bambino le manifestazioni possono essere variegate.
Possono manifestarsi come “regressioni” (ad esempio ritornare a non esercitare controllo sfinterico precedentemente acquisito), come “blocchi” (ritardi nel linguaggio, nello sviluppo motorio) o ancora come “esternalizzazioni” (comportamenti aggressivi come morsi, risposte verbali o non verbali violente) o “internalizzazioni” (paure, timori, sensi di frustrazione, disturbi del sonno…).
Come riconoscere i problemi comportamentali e come intervenire?
Per un genitore è spesso piuttosto semplice accorgersi di un problema comportamentale, più difficile risulta accettarlo. Non è insolito che un genitore, preoccupato dalla possibilità che la manifestazione implichi delle cause o delle conseguenze più gravi, metta la testa sotto la sabbia ripetendosi che “è solo un momento di passaggio”.
Attenzione. Spesso lo è davvero. Così come ogni adulto ha fasi transitorie di forte tristezza, di difficoltà, di sconforto, di irritabilità, ma altre volte la sintomatologia può non risultare transitoria. Inoltre, anche qualora fossimo davanti ad una difficoltà momentanea, l’intervento psicologico risulta essere uno strumento molto utile per aiutare il bambino nell’elaborazione dei contenuti emotivi e nel superamento della condizione problematica.
L’intervento, in base ai singoli casi, può configurarsi come un sostegno psicologico rivolto direttamente al minore, altre volte come incontri di “addestramento genitoriale” (parent training) volti al far acquisire ai genitori delle strategie pratiche di intervento per fronteggiare la specifica problematica, in altri casi come un intervento integrato delle due modalità.