Motivazione e demotivazione nei DSA
Come le difficoltà di apprendimento influiscono sull’autostima, le relazioni personali e il rendimento scolastico
Cognizione ed emozione sono da sempre legate da un filo invisibile. Spesso, infatti, difficoltà cognitive sono accompagnate da disagi emotivi e viceversa in modo così intrecciato da non trovare più quale problematica ha causato l’altra.
Vero è che il legame tra cognizione ed emozione è inscindibile.
Una difficoltà nell’apprendimento può facilmente portare a demotivazione, bassa autostima, aggressività, difficoltà relazionali e, infine, insuccessi scolastici. Questo è ancora più rilevante quando parliamo di demotivazione nei dsa.
Ogni genitore di alunni con difficoltà di apprendimento (non solo disturbi) avrà sperimentato questa condizione. Se, invece, lavori in quest’ambito, questo è uno di quei punti dai quali non puoi mai prescindere se vuoi fare un buon lavoro.
Oggi parliamo di uno di questi aspetti, parliamo di demotivazione nei DSA.
Immagina di svegliarti ogni mattina alle 7 per andare a lavoro. Il tuo capo ha deciso di lanciare una sfida a te ed ai tuoi colleghi: ogni giorno verrà premiato il lavoratore più veloce e preciso. Immagina che, dopo 30 giorni, tutti abbiano ricevuto un premio, tranne te che nonostante l’impegno, non riesci a far vedere quanto vali.
Come ti sentiresti in questa situazione? Come reagiresti? Con quale sensazione ti sveglieresti al mattino consapevole di cosa ti aspetta?
Ecco, quelle stesse sensazioni a cui stai pensando le prova spesso un bambino con DSA quando davanti alle continue richieste di genitori ed insegnanti fallisce, non riuscendo a gratificare né gli altri né se stesso.
La demotivazione nei DSA è una delle conseguenze più frequenti (attenzione: conseguenza, non sintomo!). Qualcuno reagisce evitando le situazioni (per esempio, rifiutandosi di andare a scuola), qualcuno si lascia travolgere dall’ansia e resta inerme davanti alle richieste, qualcun altro si oppone con aggressività, qualcun altro ancora si chiude in sé stesso, e così via.
Cosa puoi fare?
Uno degli elementi che porta alla demotivazione nei DSA è la mancanza di successi. È importante quindi far sentire il bambino competente e valorizzare tutti i suoi successi. Superare tutte le difficoltà è utopico, ma esistono strategie appropriate e metodi di studio che permettono di fronteggiare le difficoltà e di avere un buon adattamento. Non esistono strategie e metodi di studio universali, ma esistono vestiti su misura che vanno adattati ad ogni individuo in relazione al suo stile di apprendimento.
Quando diciamo di valorizzare i suoi successi, però, non intendiamo quello sterile “bravo” davanti ad ogni cosa che il bambino fa o dice. Questo metodo (purtroppo molto diffuso) non fa altro che far sentire lo studente trattato da stupido, alimentando una modalità oppositiva ed un allontanamento dal compito.
È fondamentale che i complimenti siano sentiti, congruenti e, soprattutto, contestualizzati.
Così un “bravo” diventa “bel lavoro Mirko, sono contento che ti sia impegnato in questo compito”, oppure “Eleonora questo disegno è davvero bello, mi piace molto sai?” o ancora “Piero questo compito potevi farlo sicuramente meglio, tuttavia si vede che ti sei impegnato e questo lo voglio premiare”.
Noti la differenza? Negli esempi fatti si fanno notare anche i limiti e le cose che non vanno bene. Tuttavia questi elementi non vengono demonizzati. Sbagliando si impara è un famoso motto che dovremmo interiorizzare quando abbiamo a che fare con lo studente (e non solo). In modo da trasmettere l’idea che “l’errore c’è” ma che la persona ha le capacità di imparare da questo e di fare meglio.
Dare semplicemente una pioggia di “bravo” senza mai far notare gli errori, i limiti, le difficoltà riscontrare o i risultati non soddisfacenti è una pratica fortemente diffusa che sconsigliamo sempre di perseguire dato che i suoi risvolti sono tutt’altro che positivi nel medio e nel lungo termine.
Questo, però, sarà oggetto di qualche altro articolo.
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Dott.ssa Maria Rosaria Conte