“A scuola mio figlio non parla con le maestre e i compagni e non riesco a capire perché. A casa è così vivace ed espansivo. Cosa posso fare per aiutarlo?”

mutismo selettivo nei bambiniMolti genitori che vivono questa situazione hanno la sensazione di non riconoscere il proprio figlio quando viene descritto dalle insegnanti come un bambino timido, che si vergogna e che a scuola rimane in disparte e non parla mai con nessuno.

Non è semplice per i genitori trovare una spiegazione e accettare la situazione. Molto comune è la sensazione di smarrimento e disorientamento poiché la scuola non sempre sa come affrontare la problematica in modo adeguato. I genitori sperimentano, in molti casi, rabbia, frustrazione e un forte senso di impotenza.

Quali sono i campanelli d’allarme del mutismo selettivo?

Si tratta principalmente di segnali legati ad un livello elevato di ansia:

  • Presenza di insonnia, difficoltà ad addormentarsi e disturbi del sonno
  • Difficoltà nell’alimentazione: il bambino mangia solo alcune cose e in presenza di alcune persone
  • Il bambino fa la pipì e/o la cacca a letto
  • Il bambino appare irrequieto e agitato quando ha paura ed è in ansia
  • Il bambino sperimenta uno stato d’ansia rilevante quando si separa dalle figure significative
  • Difficoltà a salutare i vicini di casa e i parenti
  • Il bambino è eccessivamente timido ed introverso
  • Il bambino parla all’orecchio di un genitore o di un’altra figura di riferimento in presenza di persone estranee
  • In presenza di persone non familiari utilizza i gesti e indica quello di cui ha bisogno

Se il tuo bambino presenta più segnali è opportuno rivolgersi ad uno Psicologo che cercherà di comprendere al meglio la situazione che stai vivendo. E’ importante coinvolgere le insegnanti nell’intervento per creare una sinergia con la scuola. Ricorda sempre che uscire dal mutismo è possibile.

Ti riportiamo alcuni consigli utili e delle indicazioni preliminari, fondamentali per gettare le basi dell’intervento:

  • Accettare la condizione del mutismo selettivo e avere tanta, tanta pazienza perché si può risolvere la situazione
  • Rispettare i tempi del bambino senza fare pressioni affinché parli
  • Evitare di convincerlo a parlare a tutti i costi
  • Non forzare il bambino a parlare
  • Assumere un atteggiamento di fiducia e speranza circa il superamento di tale condizione
  • Fare squadra con le insegnanti e lo Psicologo perché solo insieme si possono ottenere grandi risultati
  • Aumentare le occasioni di incontro con altri bambini invitandoli a casa
  • Aiutare il bambino a superare l’imbarazzo legato alla domanda che spesso le persone gli rivolgono:“non parli, perché?”. È utile dare al bambino la possibilità di rispondere lasciandogli un brevissimo lasso di tempo e se il bambino non risponde, puoi fornire una spiegazione al suo posto sottolineando che il bambino parla e che a voltegli capita di non riuscire a fare uscire le parole.

Se ti è piaciuto questo articolo e l’hai trovato utile, condividilo! Se hai voglia di parlarci della tua esperienza e delle modalità che utilizzi per fronteggiarla, lasciaci un commento. Saremo onorati di conoscere la tua storia e di rispondere ad eventuali domande. Al prossimo articolo.

Dr. Manuela Gambera