Aiutare i bambini ad affrontare i loro sentimenti: 4 regole d’oro

Quante volte ti è capitato di sentire pronunciare dai tuoi figli frasi del tipo: “Ha iniziato lui/lei”, “Non voglio mangiare la verdura”, “Non voglio andare in camera mia”, “Non puoi dirmi quello che devo fare, non sei il mio capo”?

sentimenti nel bambiniTutte queste frasi possono generare diversi tipi di risposta da parte dei genitori come: “Non mi interessa chi ha iniziato. Chiedi scusa a tuo fratello”, “No, tu mangerai la verdura”, “Vai in camera tua se no ti tolgo la play”, “Che ti piaccia o no, è così”.

Cosa provano i bambini quando sentono tutte queste frasi? Per avere un’idea prova a metterti per un attimo nei loro panni ed a pensare a come ti sentiresti ricevendo una risposta del genere dal tuo compagno, dalla tua compagna o da un amico/a. Immagina di essere stata rimproverata dal tuo capo, davanti a tutti i colleghi, per non aver svolto un lavoro entro il termine fissato. Raccontando questo episodio a qualcuno potresti ricevere un consiglio, una risposta filosofica, il punto di vista dell’altro. Se tu fossi arrabbiata per l’episodio appena accaduto, ti farebbero sentire meglio risposte del tipo “Eh però pure tu, che hai fatto?”, “Sai cosa avrei fatto io?”, “E’ colpa tua”?

Spesso risposte del genere non ci fanno sentire compresi e accolti, ma anzi amplificano la nostra emozione negativa.

Così come accade con gli adulti, anche per i bambini, continuare a negare i loro sentimenti può confonderli e farli arrabbiare ancora di più. Infatti, non far soffermare i bambini su ciò che provano può renderli incapaci di gestire le emozioni in modo positivo.

Come si possono aiutare i bambini ad affrontare i loro sentimenti?

  1. > Ascolta attentamente: continuare a guardare la tv o il cellulare mentre tuo figlio ti sta raccontando qualcosa non è ascolto. Per un bambino è più semplice raccontare qualcosa ad un genitore che ascolta con interesse. A volte un bambino può aver bisogno di un silenzio carico di empatia. Prova a mantenere più possibile il contatto oculare. Sembra scontato ma potresti stupirti se osservassi quante volte parli con gli altri senza guardarli negli occhi.
  2. > Riconosci i sentimenti: fare domande, dare consigli o rimproverare spesso impediscono al bambino di pensare in modo chiaro e costruttivo. Possono essere utili, invece, semplici espressioni come “Mmmm”, “Capisco”, “Ah, si?” “..e che altro?”. Espressioni come queste, unite ad un atteggiamento di interesse ed attenzione, possono portare il bambino ad esplorare i suoi pensieri ed i suoi sentimenti e, magari, potrebbe arrivare da solo all’elaborazione di una soluzione.
  3. > Dai un nome ai sentimenti: spesso davanti il pianto di un bambino potresti aver detto “Non piangere”, “Non si piange per queste sciocchezze”. Queste espressioni spesso sono motivate dal fatto che si pensa che dare un nome alle emozioni potrebbe solo peggiorarle. In realtà è tutto il contrario: dicendo espressioni come “Oh no, che cosa brutta”, “Accidenti! Sembri davvero arrabbiato”, “Per te deve essere una grande delusione” il bambino si sente confortato perché capisce che qualcuno ha riconosciuto le sue emozioni e normalizza la sua esperienza.
  4. > Ammetti i loro desideri nella fantasia: quando i bambini vogliono qualcosa che non possono avere, potresti perderti in spiegazioni logiche e razionali che di solito fanno aumentare le proteste dei piccoli. A volte può essere importante che tu capisca quanto lui desidera una cosa per accettare la realtà. Potresti usare frasi come “Eh si, capisco che vorresti davvero i biscotti”, “Vorrei avere una bacchetta magica e farne apparire un pacco gigante proprio qui!”.

 

sentimenti nel bambinoI bambini possono trovare soluzioni da soli se hanno a disposizione genitori pronti ad ascoltarli e con una risposta empatica verso di loro, pronti a riconoscere i loro sentimenti, a dare un nome alle loro emozioni e, soprattutto, pronti ad accoglierli con un atteggiamento di sincera comprensione e reale accettazione.

Adottare questo atteggiamento può non essere semplice ed immediato, si tratta di modificare alcuni atteggiamenti molto radicati. In questo caso non tentare di strafare: è più facile cambiare un po’ per volta che tutto d’un colpo. Se ne senti il bisogno, perché ogni tuo tentativo, alla lunga, risulta fallimentare o incompleto, puoi farti guidare da un professionista. Tematiche del genere oggigiorno possono essere affrontate e risolte in tempi molto brevi e con tecniche altamente efficaci.

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Dr. Maria Rosaria Conte