Si sta diffondendo a macchia d’olio un rilevante grado di allarmismo e si registra un aumento di
segnalazioni da parte di genitori ed insegnanti, preoccupati e inorriditi dall’impatto che “Squid Game” ha
sui bambini della scuola primaria.

Si tratta di una serie TV sudcoreana, diventata ormai una serie virale, vietata ai minori di 14 anni. I protagonisti, persone con svariati debiti sulle spalle e gravi difficoltà economiche, partecipano ad un gioco letale all’interno del quale si trovano ad affrontare varie sfide. Le sfide sono rappresentate da alcuni giochi tradizionali di bambini quali per esempio Un, due, tre stella. A fare da cornice è uno scenario cruento in cui l’uccisione di persone può essere la punizione per chi perde nel gioco. Si susseguono atti di violenza tra spargimenti di sangue.

Diversi insegnanti di scuola primaria hanno individuato, all’interno delle loro classi, comportamenti problematici da parte dei bambini e hanno riscontrato difficoltà nella gestione degli stessi: zaini rovesciati e scaraventati a terra o fuori dalla finestra, oggetti lanciati dai bambini con l’obiettivo di far cadere chi si trova nel loro spazio fisico, finte sparatorie in cui la pistola viene simulata con le dita.

Sono sempre più numerosi i genitori che con forte preoccupazione e sgomento richiedono un intervento psicologico da parte degli esperti. Si rintracciano comportamenti simili anche all’interno del contesto familiare e alcuni genitori riferiscono che i loro figli emulano azioni aggressive caratterizzate da pugni e schiaffi che hanno visto nel corso delle puntate della serie TV.

Bambini davanti alla tv il caso squid gameSquid Game mostra alcuni aspetti di una società mossa dall’individualismo, dalla competizione spietata, dalla scarsa empatia, dal voler avere tutto anche a costo di perdere vite umane. Il dato allarmante è che nonostante la serie sia vietato ai minori di 14 anni, anche i più piccoli la stanno seguendo trovandosi così esposti ad alcuni rischi.

Al di là di questa società dipinta nella sua freddezza sarebbe utile far riflettere i bambini sull’importanza di gesti gentili e compassionevoli nei confronti di chi viene escluso e si sente solo e inadeguato. E’ importante trasmettere il valore della cooperazione e del prendersi cura gli uni degli altri, dell’inclusione dei più deboli come arma vincente per rendere il mondo migliore.

Bisognerebbe accrescere la consapevolezza che vietare ai bambini qualcosa senza dare spiegazioni può sortire l’effetto opposto e può rivelarsi controproducente. Diventa fondamentale allora aiutare i bambini a riconoscere i propri stati emotivi interni e a riflettere su quello che l’altro prova affinché possano diventare più abili nel manifestare in modo adeguato propri sentimenti ed emozioni.

Squid Game è diventato in poco tempo l’argomento più dibattuto tra gli adulti. Non basta sgomentarsi,
demonizzare una serie TV che indubbiamente è cruenta e violenta, non basta mostrare il proprio
disappunto: cercare un colpevole ci fa restare intrappolati nel gioco del chi ha torto e chi ha ragione.

La ricerca del giusto e sbagliato non aiuta i bambini e non ci permette di proteggerli in modo adeguato. I bambini non hanno le strutture cognitive ed emotive adatte per comprendere, integrare all’interno del loro mondo aspetti che hanno ricadute emotive forti; non sono ancora dotati di strumenti adeguati per fare i conti con tematiche complesse quali l’esportazione degli organi, la morte, la violenza, ecc.

I più piccoli vanno protetti da aspetti, tematiche ed esperienze che pur rappresentando una fonte di attrazione non risultano essere appropriati.

Dr. Manuela Gambera

 

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